martedì 1 marzo 2011

Tracce di architettura templare nel Cast(el)lo S.Aglo nel territorio di Aquila, verso un restauro delle finiture murarie e degli iconemi nelle strutture murarie

L’Autrice, arch. Flavia Festuccia, nel libro “Tracce di architettura templare nel Cast(el)lo S.Aglo nel territorio di Aquila..” ha descritto i caratteri stilistici e costruttivi di un castello, quello di Castel S.Angelo ora in provincia di Rieti, al fine di arrivare a documentare materialmente un sito finora sconosciuto, sia sotto l’aspetto dell’attribuzione dei caratteri architettonici sia del passato storico, ripercorso attraverso l’attenta comparazione degli elementi architettonici, scultorei e pittorici presenti, con quelli individuati in altri siti templari e cistercensi in Italia, Francia e Spagna.

L’esame dei caratteri stilistici è validamente supportato dai rilievi architettonici e dalla documentazione d’archivio citata. Il libro riporta immagini inedite di interni ed esterni di edifici – in gran parte privati -presenti nel sito , nonché rilievi grafici e fotografie d’archivio, spesso documentazione tratta dalla tesi di laurea e specializzazione dell’Autore.
Dopo un’introduzione sul templarismo in Abruzzo e sull’importanza della conservazione e del restauro dei centri storici al fine della trasmissione alle generazioni future dei caratteri peculiari dell’architettura locale, l’Autrice si sofferma sul monumento principale, l’antica Sala dei Cavalieri ( Chiesa di Santa Maria della Porta) esaminandone la storia, la struttura architettonica e la simbologia.
Effettua dei confronti tipologici con i castelli della Francia e della Spagna per poi arrivare all’individuazione dei caratteri stilistici e tipologici riconducibili all’arte templare, meglio specificati nel capitolo “La simbologia nell’abitato”.

La presenza degli Angiò nell’abitato comportò sicuramente l’utilizzo di maestranze provenienti per formazione dalla Francia ed operanti nel territorio di L’Aquila.
La complessa iconologia, rilevata negli antropomorfismi decorativi presenti negli intagli delle pietre strutturali delle costruzioni, censiti dall’Autrice e confrontati con analoghe rappresentazioni presenti nel Mezzogiorno francese, rimandano indiscutibilmente al complesso mondo di scambi culturali instauratosi con le Crociate attraverso il veicolo dei templari.
La presenza di raffigurazioni di angeli, di cui la più esplicativa è quella dell’angelo coronato e turrito, si rilega, non casualmente alla leggenda del trasporto della Casa della Vergine a Loreto, nelle Marche, da parte di alcuni cavalieri, spesso identificati dalla tradizione agiografica, con degli angeli.

Sempre al mondo mistico-sacrale si ricollegano le numerose raffigurazioni dell’Ostia Consacrata, individuata da dischi raggianti e contenenti il trigramma IHS, interpretato comunemente nell’acronimo Ihesus Hominum Salvator di S.Beranardino (a l’Aquila) , ma più probabilmente derivato dal più antico gruppo sillabico IHE – SUS, cioè le prime tre lettere del nome di Cristo, poste sull’Ostia per connotarne la natura, sin dal medioevo utilizzato da S.Bernardo da Chiaravalle, fondatore dell’ordine templare.
Tali rilievi sono spesso associati ad insegne di mestieri con cui, in almeno un caso, formano dei possibili testi letterari.

Trattasi, insomma, di un complesso abaco iconografico la cui lettura costituisce l’interpretazione della vita quotidiana degli abitanti del luogo: una sorta di esposizione figurata che rimanda a contatti d’oltremare sia verso il sud della Francia che verso oriente, la Terrasanta.
A testimonianza storica dell’appartenenza dell’Universitas degli abitanti locali al Distretto di Aquila nel secolo XVI, si riporta un Capitolo affrescato, individuato durante il lavoro di Tesi di specializzazione in Restauro dei Monumenti, fornendone la trascrizione, traduzione e proposta per un restauro che, vista la situazione attuale, come documentato dalle fotografie, rappresenta un’esigenza primaria improcrastinabile per la sua conservazione.
Il presente lavoro costituisce pertanto un’indagine accurata sull’appartenenza/presenza della “comunità locale delle origini” insediatasi nel territorio, ad un tipo di maestranze provenienti dalla Francia legata anche alla presenza di templari lungo la Via Salaria per L’Aquila, presenza già individuata lungo la Statale 17 da altri autori ma scoperta per la prima volta da Flavia Festuccia lungo tale direttrice.

Il testo insomma da una parte mette in luce una possibile forte presenza templare nel Castrum e dall’altra pone all’attenzione del lettore, in una visione più ampia l’importanza del restauro delle finiture murarie e degli iconemi nei centri storici, avvalorando una concezione del restauro che superi la vecchia panacea dei piani di recupero, soluzione adottata per il recupero dei centri abitati degadati, basati su una legislazione ormai desueta che spesso prevede tecniche non conservative e non osservanti della facies architettonica degli edifici storici; tali considerazioni sul restauro sono particolarmente rivolte a tutti quei centri storici, L’Aquila compresa che dovrebbero essere oggetto di un attento restauro e consolidamento.

Recensione di Stefano Antonetti, direttore tecnico nella SAAR, MIbac.