martedì 26 luglio 2011

Scoperta tomba presso la Piramide del Sole a Visoko in Bosnia-Erzegovina

Il 22 luglio è stata scoperta una tomba, di una tipologia mai vista prima, all’interno di uno dei tunnel Ravne nei pressi della Piramide del Sole del famoso gruppo di piramidi scoperte nel 2005 a Visoko (Bosnia-Erzegovina). La Fondazione Bosniaca (Archaeological Park: Bosnian Pyramid of the Sun), che cura gli scavi sulle piramidi a Visoko, si avvale da poco più di un anno della collaborazione di un gruppo italiano di ricerca (SB Research Group) capitanato dal Prof. De Bertolis dell’università di Trieste. La settimana scorsa la redazione di Runa Bianca è stata contattata dal Prof. De Bertolis per avvalersi della collaborazione dell’Arch. Vincenzo Di Gregorio e di alcune apparecchiature tra cui anche un georadar sofisticato costruito nelle officine di Pisa. Già in passato negli stessi luoghi altri avevano tentato di scandagliare con dei georadar il terreno, ma con poca fortuna. Grazie invece al georadar in dotazione e con l’esperienza di Di Gregorio si è riusciti ad individuare un’anomalia posta sotto il piano di calpestio di un tratto dei tunnel Ravne.
Ad un primo esame la struttura rilevata potrebbe essere una sepoltura composta da due corpi posti a profondità differenti: il primo a 1,5 metri di profondità ed il secondo a 3 metri. Due camere sovrapposte interamente in pietra con una morfologia simile a due rombi, al loro interno il tracciato del georadar mostra delle aree bianche corrispondenti ad aria. Si può presumere la presenza di due salme sospese nel mezzo. Le dimensioni delle sepolture risultano essere quelle canoniche di 1 x 2 metri circa. La profondità dell’intero complesso però arriva a circa 4,3 metri. Gli scavi sono iniziati il 25 luglio e sono tutt’ora in corso. Se venisse accertato che la struttura sia realmente una sepoltura doppia sarebbe un unicum nella storia dell’archeologia. La struttura a “rombi” contrapposti evidenziata dal tracciato del georadar, e illustrata da uno schizzo prospettico 3D indicativo, non è stata sinora mai osservata in un complesso funerario. Poiché la metodologia di sepoltura è strettamente connessa alla cultura del popolo che l’ha creata, questa particolarissima tomba potrebbe gettare luce su un periodo storico poco conosciuto e addirittura su di un popolo probabilmente ancora sconosciuto. Da studi effettuati con tecniche non invasive dallo staff della redazione della rivista Runa Bianca è emerso altresì che la tomba è intatta, e quindi se arricchita da un corredo funerario, lo stesso è in loco esattamente come è stato messo dai suoi costruttori. Lo studio del corredo funerario servirà, forse per la prima volta, per ottenere importantissime informazioni sugli utilizzatori dei tunnel di Ravne, del loro periodo, della loro cultura e della loro religione, che si sospetta fosse legata al culto della madre terra e per questo avessero scelto dei tunnel per deporre i loro personaggi di maggior spicco. Ai primi di Settembre a Sarajevo verranno comunicati i risultati dei lavori effettuati quest’anno presso le piramidi bosniache, e la redazione di Runa Bianca con questa sua eccezionale scoperta, avrà un posto di rilievo in questo convegno.
Per maggiori informazioni e aggiornamenti si può contattare la redazione di Runa Bianca all’indirizzo redazione@runabianca.it oppure visitare il sito www.runabianca.it e www.antikitera.net che seguiranno da vicino lo sviluppo della scoperta.

Tratto da runabianca.it

martedì 1 marzo 2011

Tracce di architettura templare nel Cast(el)lo S.Aglo nel territorio di Aquila, verso un restauro delle finiture murarie e degli iconemi nelle strutture murarie

L’Autrice, arch. Flavia Festuccia, nel libro “Tracce di architettura templare nel Cast(el)lo S.Aglo nel territorio di Aquila..” ha descritto i caratteri stilistici e costruttivi di un castello, quello di Castel S.Angelo ora in provincia di Rieti, al fine di arrivare a documentare materialmente un sito finora sconosciuto, sia sotto l’aspetto dell’attribuzione dei caratteri architettonici sia del passato storico, ripercorso attraverso l’attenta comparazione degli elementi architettonici, scultorei e pittorici presenti, con quelli individuati in altri siti templari e cistercensi in Italia, Francia e Spagna.

L’esame dei caratteri stilistici è validamente supportato dai rilievi architettonici e dalla documentazione d’archivio citata. Il libro riporta immagini inedite di interni ed esterni di edifici – in gran parte privati -presenti nel sito , nonché rilievi grafici e fotografie d’archivio, spesso documentazione tratta dalla tesi di laurea e specializzazione dell’Autore.
Dopo un’introduzione sul templarismo in Abruzzo e sull’importanza della conservazione e del restauro dei centri storici al fine della trasmissione alle generazioni future dei caratteri peculiari dell’architettura locale, l’Autrice si sofferma sul monumento principale, l’antica Sala dei Cavalieri ( Chiesa di Santa Maria della Porta) esaminandone la storia, la struttura architettonica e la simbologia.
Effettua dei confronti tipologici con i castelli della Francia e della Spagna per poi arrivare all’individuazione dei caratteri stilistici e tipologici riconducibili all’arte templare, meglio specificati nel capitolo “La simbologia nell’abitato”.

La presenza degli Angiò nell’abitato comportò sicuramente l’utilizzo di maestranze provenienti per formazione dalla Francia ed operanti nel territorio di L’Aquila.
La complessa iconologia, rilevata negli antropomorfismi decorativi presenti negli intagli delle pietre strutturali delle costruzioni, censiti dall’Autrice e confrontati con analoghe rappresentazioni presenti nel Mezzogiorno francese, rimandano indiscutibilmente al complesso mondo di scambi culturali instauratosi con le Crociate attraverso il veicolo dei templari.
La presenza di raffigurazioni di angeli, di cui la più esplicativa è quella dell’angelo coronato e turrito, si rilega, non casualmente alla leggenda del trasporto della Casa della Vergine a Loreto, nelle Marche, da parte di alcuni cavalieri, spesso identificati dalla tradizione agiografica, con degli angeli.

Sempre al mondo mistico-sacrale si ricollegano le numerose raffigurazioni dell’Ostia Consacrata, individuata da dischi raggianti e contenenti il trigramma IHS, interpretato comunemente nell’acronimo Ihesus Hominum Salvator di S.Beranardino (a l’Aquila) , ma più probabilmente derivato dal più antico gruppo sillabico IHE – SUS, cioè le prime tre lettere del nome di Cristo, poste sull’Ostia per connotarne la natura, sin dal medioevo utilizzato da S.Bernardo da Chiaravalle, fondatore dell’ordine templare.
Tali rilievi sono spesso associati ad insegne di mestieri con cui, in almeno un caso, formano dei possibili testi letterari.

Trattasi, insomma, di un complesso abaco iconografico la cui lettura costituisce l’interpretazione della vita quotidiana degli abitanti del luogo: una sorta di esposizione figurata che rimanda a contatti d’oltremare sia verso il sud della Francia che verso oriente, la Terrasanta.
A testimonianza storica dell’appartenenza dell’Universitas degli abitanti locali al Distretto di Aquila nel secolo XVI, si riporta un Capitolo affrescato, individuato durante il lavoro di Tesi di specializzazione in Restauro dei Monumenti, fornendone la trascrizione, traduzione e proposta per un restauro che, vista la situazione attuale, come documentato dalle fotografie, rappresenta un’esigenza primaria improcrastinabile per la sua conservazione.
Il presente lavoro costituisce pertanto un’indagine accurata sull’appartenenza/presenza della “comunità locale delle origini” insediatasi nel territorio, ad un tipo di maestranze provenienti dalla Francia legata anche alla presenza di templari lungo la Via Salaria per L’Aquila, presenza già individuata lungo la Statale 17 da altri autori ma scoperta per la prima volta da Flavia Festuccia lungo tale direttrice.

Il testo insomma da una parte mette in luce una possibile forte presenza templare nel Castrum e dall’altra pone all’attenzione del lettore, in una visione più ampia l’importanza del restauro delle finiture murarie e degli iconemi nei centri storici, avvalorando una concezione del restauro che superi la vecchia panacea dei piani di recupero, soluzione adottata per il recupero dei centri abitati degadati, basati su una legislazione ormai desueta che spesso prevede tecniche non conservative e non osservanti della facies architettonica degli edifici storici; tali considerazioni sul restauro sono particolarmente rivolte a tutti quei centri storici, L’Aquila compresa che dovrebbero essere oggetto di un attento restauro e consolidamento.

Recensione di Stefano Antonetti, direttore tecnico nella SAAR, MIbac.